Esta semana fue lanzada mi novela "El Jardín de Trincheras" en Italia, a través de un sello alternativo y tradicional.
Acá va la presentación dada, como las indicaciones para quienes deseen conseguirla.
Es curioso saber que el país donde más se me ha traducido sea precisamente Italia. Un mágico vínculo une la Roma Eterna con el Santiago del Nuevo Extremo.
Acá va la presentación dada, como las indicaciones para quienes deseen conseguirla.
Es curioso saber que el país donde más se me ha traducido sea precisamente Italia. Un mágico vínculo une la Roma Eterna con el Santiago del Nuevo Extremo.
Sergio Fritz
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"Giardino di trincee" di Aldo La Fata
Circa un anno fa ci occorse di leggere una breve novella del cileno Sergio Fritz Roa. Ci piacque molto: la leggemmo d'un fiato e subito ci affrettammo a scrivere all'autore per complimentarci. Il testo era scritto in uno spagnolo piuttosto facile e ci venne subito l'idea di farne noi stessi una traduzione in lingua italiana. L'autore, persona giovane, intellettualmente vivace e cordialissima, acconsentì. Ma cosa aveva di così speciale questa narrazione? Semplicità, profondità e poesia. Sì, diciamo l'insieme delle tre cose. Ma c'era anche dell'altro. C'era verità. Sì, verità. Era altresì evidente la sincerità dell'autore, la sua capacità di raccontare senza ombra di falsità o di artificio retorico la verità creduta, la verità vissuta. Merito inestimabile oggigiorno quello di dire la verità e non da tutti. Ma non si può dire il vero senza contemporaneamente denunciare il falso. E questa novella è anche un libro di denuncia. Denuncia appunto la falsità di un mondo ridotto a pura finzione; denuncia la falsità di una vita tenuta in gran conto nelle apparenze ma offesa costantemente nei fatti; denuncia la grettezza di una società marcia marciante a grandi passi verso l'abisso del nulla. Denuncia in una parola il Male: grottesco ma vincitore, assurdo e crudele ma trionfante. Almeno nelle apparenze. Il racconto di Fritz Roa vuole essere anche un esorcismo contro questo Male. Parole ben spese le sue. Parole lievi e profonde. Parole sagge. Illuminate parole. Parole rivolte soprattutto a quei giovani (ormai pochissimi e rarissimi) che hanno ancora sangue nelle vene e fegato e cuore ben saldi.
Circa un anno fa ci occorse di leggere una breve novella del cileno Sergio Fritz Roa. Ci piacque molto: la leggemmo d'un fiato e subito ci affrettammo a scrivere all'autore per complimentarci. Il testo era scritto in uno spagnolo piuttosto facile e ci venne subito l'idea di farne noi stessi una traduzione in lingua italiana. L'autore, persona giovane, intellettualmente vivace e cordialissima, acconsentì. Ma cosa aveva di così speciale questa narrazione? Semplicità, profondità e poesia. Sì, diciamo l'insieme delle tre cose. Ma c'era anche dell'altro. C'era verità. Sì, verità. Era altresì evidente la sincerità dell'autore, la sua capacità di raccontare senza ombra di falsità o di artificio retorico la verità creduta, la verità vissuta. Merito inestimabile oggigiorno quello di dire la verità e non da tutti. Ma non si può dire il vero senza contemporaneamente denunciare il falso. E questa novella è anche un libro di denuncia. Denuncia appunto la falsità di un mondo ridotto a pura finzione; denuncia la falsità di una vita tenuta in gran conto nelle apparenze ma offesa costantemente nei fatti; denuncia la grettezza di una società marcia marciante a grandi passi verso l'abisso del nulla. Denuncia in una parola il Male: grottesco ma vincitore, assurdo e crudele ma trionfante. Almeno nelle apparenze. Il racconto di Fritz Roa vuole essere anche un esorcismo contro questo Male. Parole ben spese le sue. Parole lievi e profonde. Parole sagge. Illuminate parole. Parole rivolte soprattutto a quei giovani (ormai pochissimi e rarissimi) che hanno ancora sangue nelle vene e fegato e cuore ben saldi.
Il personaggio di questa novella è un tipo umano diciamo ideale il cui nome, desunto dalla dottrina indiana delle caste, è Kshatriya (gli Kshatriya erano re e guerrieri). La vicenda narrata, ambientata nelle lontane e misteriose terre del Cile, nella forma di sintetiche e poetiche annotazioni lasciate su un diario, è la biografia spirituale del protagonista. Si tratta del percorso iniziatico di un “soldato politico” e di un romantico cavaliere che alla fine del suo periglioso viaggio entrerà nella mitica “Città dei Cesari”, dove da sempre sono attesi gli spiriti eroici dei veri combattenti.
Sergio Fritz Roa, Giardino di trincee, Ed. A.L.F., Roma 2010, pp. 114, euro 8
Cura redazionale, introduzione e note di Aldo La Fata
Le richieste vanno inoltrate al seguente indirizzo:
alafata@yahoo.com
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